Si può provare a tracciare un disegno della situazione attuale della violenza sul corpo delle donne mediante la riflessione su alcune parole chiave contenute nel libro Contro ogni forma di violenza: la parola alle donne (appena pubblicato da Efesto ed.) che raccoglie gli atti del Convegno con lo stesso titolo del 3 dicembre 2024. In questo contesto, analizzeremo le opere sul e con il corpo di alcune artiste il cui lavoro ruota proprio intorno alle parole spogliata, trascinata, sottomessa, rosso sangue, discriminata, che ricorrono, spesso e tutte nei numerosi interventi del Convegno, descrivendo diverse situazioni in cui la violenza – non solo fisica, ma anche sociale, culturale –nel corso dei secoli è stata e viene tuttora ancora esercitata in tante forme proprio sul corpo femminile.
SPOGLIATA – TRASCINATA – UMILIATA
Pippa Bacca, Sposa in viaggio (2008)
Bianco e rosso sono due colori che per secoli hanno simboleggiato la prima notte di nozze, il lenzuolo esposto con il sangue di una giovane sposa esposto alla comunità. Nel suo intervento al convegno Contro ogni forma di violenza, Antonio Passa racconta l’esperienza tragica della performance itinerante di Pippabacca, di cui cinquanta opere sono attualmente in mostra a Milano, Palazzo Morando, fino al 7 settembre 2025.
Per ulteriori info su Pippabacca: https://www.iltascabile.com/linguaggi/e-di-pippa-non-mi-chiedi-nulla/
L’artista è stata stuprata e uccisa nel 2008 mentre percorreva il suo itinerario della performance Spose in viaggio nel corso della quale lei e la sua collega Silvia Moro, vestite solo di un abito da sposa, senza borse né valigie, ma solo con il corpo – abito, hanno percorso centinaia di chilometri dall’Italia verso la Turchia (il loro itinerario di pace era diretto a Gerusalemme) in autostop. Arrivate a Istambul, le due artiste si sono separate e date appuntamento a Gerusalemme, dove si sarebbe concluso il loro percorso. Scrive Antonio Passa: "Pippa vuole portare in dono la libertà di essere rispettate in quanto donne. ". L’autostop, infatti, pratica in voga a partire dagli anni ’70 dello scorso secolo, è un metodo di viaggio ormai obsoleto che comporta fiducia, coraggio, generosità, curiosità autentica nei confronti del prossimo. Il fallimento di Pippa, vittima di un uomo che l’ha trascinata fuori dal camion, stuprata e uccisa, ha permesso tuttavia di rendere pubblica una violenza che spesso è coperta dal silenzio, dalla vergogna, se non addirittura dalla colpa, dalla responsabilità di essersi esposta. A cosa?
Elina Chauvet, Zapatos Rojos (2009- oggi)
A Ciudad Juárez, città di frontiera nel nord del Messico, a partire dal 1993, centinaia di donne vengono rapite, stuprate e assassinate. Qui, dal 2009, Elina Chauvet, architetta, ha realizzato una installazione pubblica con 33 paia di scarpe da donna rosse, divenuta un progetto che, curato da Francesca Guerisoli, ha attraversato decine di città in Messico,in USA, in Italia, disseminando in spazi pubblici centinaia e centinaia di scarpe dipinte di rosso che testimoniano il sacrificio di tante donne uccise dai loro compagni.
Ana Mendieta, Rape Scene, (Performance di uno stupro), 1973
Ana Mendieta è stata una performer e attivista femminista di origine cubana, nata a L’Avana 1948 e morta a New York 1985. Dal 1983 al 1985 ha vissuto tra New York e Roma, dove si è sposata con l'artista concettuale Carl Andre, otto mesi prima di morire, precipitando misteriosamente dal 34 piano durante una lite col marito (inizialmente arrestato, Andre fu assolto nel 1988 per mancanza di prove). Mendieta realizzò diverse performance intorno al soggetto dello stupro. In questa si ispirò ad un incidente avvenuto realmente nel Campus dell’Universita del Iowa, dove una studentessa era stata stuprata e uccisa. Invitò pertanto amici e studenti nel suo appartamento in Moffitt Street nella città di Iowa, dove essi si trovarono di fronte alla porta dell’appartamento socchiusa, ed entrarono in una stanza buia con una piccola luce che limitava illuminava l’artista stessa, spogliata e distesa su un tavolo con sangue che scendeva dalle sue gambe. Mendieta più tardi disse in un’intervista quanto la morte della giovane l’avesse colpita e spaventata: identificandosi con la vittima, voleva rompere il codice di silenzio che voleva mantenere anonimi gli stupri, riducendoli a fatti personali, laddove invece sono piuttosto legati a situazioni culturali e sociali.
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Ana Mendieta, Body Traks 1974 |
Body Traks 1974
Alcune di queste performance col sangue o pitture rossa erano private erano eventi filmati. Per Mendieta l’uso del sangue per fare tracce del corpo era un modo di purificazione e in più prendere il potere di affermare il suo status di artista femminile femmina hai penso che è un grande potere magico che il sangue ha un grande potere magico non lo vedo come una forza negativa.
Ana Mendieta, Untitled (Self-Portrait with Blood) |
SOTTOMESSA - FRUSTRATA
MARTHA ROSLER, Semiotics of the Kitchen 1975
L'artista americana Martha Rosler, afferma di avere voluto lavorare, in quest'opera, su “la nozione di 'linguaggio che parla al soggetto' e alla trasformazione della donna stessa in un segno, in un sistema di segni, che rappresentano un sistema di produzione alimentare, un sistema di soggettività imbrigliata”. La semiotica del linguaggio culinario scopre un gioco linguistico che testimonia la violenza che ha costretto e ancora costringe tante donne confinate nelle pareti domestiche, in ruoli subalterni. Nel 2003, alla Whitechapel Gallery di Londra, in occasione di A Short History of Performance, Part II, Rosler ha indetto un bando per la riproposizione dal vivo di questo suo lavoro. Ventisei donne hanno partecipato a una performance a rotazione, sono state registrate e “trasmesse” su monitor televisivi in tutta la galleria attraverso una trasmissione in diretta. Barbara Kruger's Untitled (Your Body is a Battleground) (1989).
VALIE EXPORT, Body Configurations (serie, 1976)
VALIE EXPORT, Body Configurations (serie, 1976)
Nata Waltraud Lehner VALIE EXPORT è nata nel 1940 a Linz, in Austria, ma all’età di ventisette anni ha deciso di andare all’anagrafe per slegarsi dal cognome del padre prima e da quello del marito poi, optando per il suo nickname VALIE unito a EXPORT, che, oltre a ispirarsi al logo di una nota marca di sigarette austriaca, definisce l'artista come prodotto commerciabile. In questi lavori, l'artista, attuvista femminista, usa il proprio corpo per mostrare e denunciare, attraverso le posture e i gesti, la sottomissione del corpo femminile alle regole sociali.DISCRIMINATA - DIRITTO AL RISPETTO
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TC&A, Better Dead Than Dying, 2014. |
Il Progetto TC&A, The Tissue Culture &Art project ha sede a Perth, in Australia e ne sono responsabili Oron Catts e Inat Zurr. Oron Catts è un artista e Direttore del SymbioticA, Centro di Eccellenza per le Arti Biologiche, Scuola di Scienze Umane, Università dell'Australia Occidentale, mentre Inat Zurr è Docente senior di Belle Arti presso la Scuola di Design, Università dell'Australia Occidentale. Con il loro lavoro, i TC&A mettono in discussione le implicazioni filosofiche, culturali ed etiche relative alla vita e identità. L'opera in questione è realizzata a partire da una cellula HeLa, appartenuta a Henrietta Lachs. La donna, che lavorava nei campi di tabacco della Virginia, così come i suoi antenati schiavi, morì per un tumore, nel 1951 e i medici, senza preoccuparsi di chiedere alcun consenso, prelevarono un campione dei suoi tessuti e si accorsero ben presto di un fenomeno sbalorditivo, mai registrato prima nella storia della medicina: le cellule tumorali continuavano a crescere fuori dal corpo, in laboratorio. Il suo corpo venne sepolto in una tomba anonima, ma sue cellule furono prelevate, coltivate in laboratorio e rese immortali per essere inviate dapprima gratuitamente poi a pagamento, creando un’industria miliardaria sulle sue cellule, a tantissimi laboratori in tutto il mondo per realizzare studi sul cancro, sulle malattie infettive e sulla biologia delle cellule umane. La storia della donna e della causa intentata dai suoi discendenti è narrata nel libro di Rebecca Skloot, La vita immortale di Henrietta Lacks (Aldephi 2011).
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Henrietta Lachs
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