mercoledì 19 giugno 2019

FRANCIS ALYS: SULLA PELLE DEGLI INVISIBILI













L'installazione Bolero che Francis Alys ha presentato alla 52a Biennale di Venezia (Pensa con i sensi, senti con la mente. Arte al presente, 2007, a cura di Robert Storr, il primo americano a curare una Biennale), era una struttura complessa, quasi uno studio d'artista, nel quale erano esposti tre lavori finiti: Bolero, Politics of Rehearsal a R.e. h. e. a. r. s. a. l . 
Centinaia di disegni simili tappezzano una stanza con le sequenza di movimento delle mani di uno sciuscià che pulisce un paio di scarpe di pelle: non si vede il pulitore, non si vede  colui che indossa che le scarpe, ma solo queste ultime e due mani che lavorano con lo straccio su di esse. Sono presenti anche alcuni brani dattiloscritti che recitano: "Nothing we are / Nothing we'll be". Su un tavolo di vetro ci sono due modelli di atomi in polistirolo.



















BOLERO
Sulla parete di un sala adiacente alla stanza centrale, è proiettato il film di animazione Bolero, realizzato con le centinaia di disegni che sono esposti nella stanza. Il Bolero è una danza che segue il ritmo ternario, con 340 battute.  Questo video funziona come una prova generale, in cui una voce lirica che prova con un pianista (di cui si parla di seguito) scandisce l'azione del lustrare le scarpe, che si ferma quando si interrompe la prova. Quindi l'animazione segue il ritmo della prova. Ma sempre senza sincronia perfetta tra suono e immagine. Dice Alys in una intervista a Russel Fergusson: "Nella tecnica del film di animazione si impara che virtualmente non è mai possibile una vera sincronizzazione: un accento audio “prende” quattro fotogrammi, mente un accento visuale può accadere giusto in un fotogramma. Quindi in un film di animazione si può solo suggerire la sincronia, senza mai raggiungerla". 

R.e. h. e. a. r. s. a. l.
Su un altro schermo scorre un secondo  video, R.e. h. e. a. r. s. a. l. in cui  due mani sfogliano pagine sulle quali è scritta sempre questa stessa parola, rehearsal, che significa  prova.
Tutti sono realizzati in tempo reale

Politics of Rehearsal (Politiche della prova) 
 un altro schermo c'è un terzo video, Politics of Rehearsal, in cui, mentre una cantante prova e riprova più volte con un pianista un pezzo d'opera, una spogliarellista prova il suo numero seguendo la musica, ed è  costretta ogni volta a fermarsi e riprendere, esattamente così come succede alla cantante. Nel video scorrono parole e si ascolta la voce di due politici: il presidente americano Truman che, nel 1949 inaugurando la sua presidenza, affermava che i paesi sottosviluppati avevano bisogno di sostegno da parte delle potenze occidentali per contrastare l'URSS,  oppure si può ascoltare un discorso sulla situazione politica del Messico.
Qui Alys mostra  il legame tra interruzione e ripetizione, in cui la prova, legata a un  costante fallimento, rimanda la conclusione della storia, la narrazione consequenziale. Proprio come avviene nella storia e nella politica, messicana e non.   É una ripetizione senza risoluzione. Il povero continua a lucidare le scarpe e le interruzioni del pianista mostrano il fallimento della prova che si ripete all'infinito, sempre fuori tempo. https://www.youtube.com/watch?v=7liS4NiauHw
Come scrive Annette Leddy (in occasione di un'altra esposizione di questa stessa mostra, citando a sua volta quanto detto in una intervista su con questo lavoro  dallo stesso Alys) Alys, rifacendosi al lavoro di Richard Long e Robert Smitson, dichiarava di volere compiere un tentativo  di de-romanticizzazione le loro opere, ripropondendole con una forte connotazione politica, come allegorie sociali.

VEDI L'INSTALLAZIONE QUI 

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