Oggetto o Colazione in pelliccia (1936; tazza – diametro 10,9 cm, piattino – diametro 23,7 cm, cucchiaino – lunghezza 20,2 cm e pelliccia; New York, MoMA Museum of Modern Art) |
Cosa evoca questa pelliccia?
Qualcosa che l’essere umano non possiede?
Qualcosa di selvatico, di animale, in un oggetto - la tazzina, che evoca un educato tempo di relax borghese?
Una coltre pelosa che protegge e la cui assenza rende l’uomo e la donna vulnerabili?
Albrecht Dürer, Autoritratto con pelliccia, 1500, olio su tavola, 67 X 49 cm. Monaco, Alte Pinakothek
Nel suo autoritratto, ultimo dipinto realizzato prima di morire nel 1528 a soli anni, Durer (1471-1528) si rappresenta allo specchio, frontale, come un’icona religiosa. Ha tante tipologie di peli: la barba, i baffi, i capelli lunghi e ricci che ricadono su un capo di abbigliamento di peli rivestito, un collo di pelliccia.
L'artista compie il semplice gesto di accarezzare la pelliccia che sicuramente è morbida al tatto.
A destra si legge la data e il Monogramma dell’artista. A sinistra, invece , compare una scritta criptica: ALBERTUS DURERUS NORICUS | IPSUM ME PROPRIJS SIC EFFIN|GEBAM COLORIBUS AETATIS | ANNO XXVIII. (Io Albrecht Dürer di Norimberga, all’età di ventotto anni, con colori appropriati ho creato me stesso a mia immagine).
I peli presenti sul corpo umano si dividono in piccoli peli e grossi peli. I piccoli peli, denominati anche lanugine o vellus sono localizzati su tutta la superficie cutanea tranne che sul palmo della mano e sulla pianta del piede. Invece i grossi peli sono colorati e risultano localizzati solo in alcune sedi tra cui il cuoio capelluto, le ascelle, il pube, l’area della barba nel maschio etc.
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