giovedì 2 giugno 2022

LA MEMORIA DEL CORPO #9: CICATRICI, TRACCE E SCRITTURE

Il significato della parola cicatrice [dal latino cicatrix -icis]. nel dizionario Treccani è tessuto di guarigione delle soluzioni di continuo e delle perdite di sostanza di tessuti sia animali sia vegetali; più comunemente, segno che rimane sulla pelle nel luogo di una ferita rimarginata. La radice del termine cicatrix è cingere, legare intorno fa riferimento alla funzione di ogni cicatrice, che è di legare i tessuti illesi intorno a una ferita. Sulla cicatrice non ci sono né peli, né solchi cutanei.

La cicatrice può essere ipertrofica (che presenta un’alterazione rosso scura, ma ha le stesse misure della ferita) cheloide (esuberante), o atrofica (leggermente avvallata per mancanza di collagene).
In una piccola ferita le cellule dell’epidermide cominciano a proliferare e a migrare fino a formare una copertura di rivestimento completa. La migrazione delle cellule è scatenata dalla mancanza di contatto tra le cellule e si arresta quando lo spazio è stato colmato, per l'inibizione da contatto che blocca i fibroblasti. Le cellula quindi si contraggono, riavvicinando i bordi della ferita: si riempie lo spazio della ferita, si aggiungono nuove cellule e si restaura la funzione dell’epidermide.
La cicatrice è pertanto una traccia di una ferita, ne assume spesso la forma, diventando un segno che rimanda a un evento, e da cui scaturisce una storia. Ogni traccia sul copro si offre ad una potenziale riscrittura: è certamente il segno di qualcosa che si è vissuto, ma è anche l’occasione per un nuovo racconto, fatto nel presente, di un fatto. La traccia di per sé non è altro che un segno che può attivare un ricordo, e dunque un movimento di un raggruppamento neuronale che riscrive a posteriori, che attribuisce un senso a quel segno. E il ricordo nel presente modifica, ogni volta, quel racconto.

Santiago Sierra – Person paid to have a 30 cm line tattooed on them (Línea de 30 cm tatuada sobre una persona remunerada), Regina Street # 51, Mexico City, May 1998

SANTIAGO SIERRA
Nel 1998 Santiago Sierra paga una persona perché si faccia tatuare una linea sulla schiena.
I segni e le righe tatuate da Santiago Sierra sulla schiena di persone socialmente deprivate sono come ferite, cicatrici che le segnano come lo stigma che le accompagna.

Ripete l'azione a L'Avana nel 1999 e nel dicembre 2000 di nuovo la realizza a El Gallo Arte Contemporaneo a Salamanca, in Spagna, l’azione “160 cm Line Tattooed on 4 People “,  spiegando che "Quattro prostitute dipendenti da eroina sono state assunte al prezzo di un colpo di eroina per dare il loro consenso a farsi tatuare. Normalmente fanno pagare 2.000 o 3.000 pesetas, tra 15 e 17 dollari, per fellatio, mentre il prezzo di una dose di eroina è di circa 12.000 pesetas, circa 67 dollari".
Durante l'azione le donne si muovevano continuamente, chiacchierando, ridendo, fumando, voltandosi a guardarsi dietro, osservando incuriosite la tatuatrice e commentando i suoi processi finché, alla fine, quest’ultima le loro ferite e le copriva con delle bende. L’evidente freddezza che accompagnava l’azione si associava alla denuncia della crudeltà di un sistema che consente una tale condizione sociale.
Diceva l’artista: “The tattoo is not the problem. The problem is the existence of social conditions that allow me to make this work”.

DENNIS OPPENHEIM
La cicatrice è traccia anche per Oppenheim: impronta del tempo passato sotto il sole con un libro appoggiato sul petto. 
Dennis Oppenheim, Posizione di lettura per ustione di secondo grado, 1972
qui Oppenheim decide di scrivere una traccia sul proprio corpo, esattamente come un land-artist che traccia un segno su un frammento di natura. 
La traccia del tempo scrive un segno sul corpo, la scrittura sul corpo riporta alla mente il film del 1996 di Peter Greeneway I racconti del cuscino, tratto dal libro  Note del guanciale, scritto da una dama di corte giapponese, Sei Shōnagon, nel decimo secolo. Qui il regista racconta la storia di una modella giapponese che scrive storie sulla pelle dei suoi amanti. 
Prima di scrivere i volumen sulla pelle disseccata di animali e poi su pergamene e papiri,  gli  antichi romani scrivevano su tavolette di legno di cedro, di bosso o anche di avorio, ricoperte di cera bianca o colorata, su cui i giovani incidevano con un pennino aguzzo, lo stilo, che all’altra estremità era invece schiacciato e arrotondato per consentire correzioni e cancellature.
La cera accoglieva la memoria e la scrittura. 
ANTHONY GORMLEY
Dal sito della TATE GALLERY: "All'inizio degli anni '70, prima di frequentare la scuola d'arte, Gormley realizzò una serie di sculture  Sleeping Place che non esistono più  in cui aveva  drappeggiato un panno, imbevuto di gesso, sui corpi che giacevano rannicchiati a terra. Questo aveva  creato delle specie di tende bianche autoportanti che racchiudevano lo spazio di un corpo rannicchiato, fornendo una copertura vulnerabile per il sonno. 

Con Bed, 1980,  l'artista è tornato al tema del letto, un letto che diventa anche sudario: Gormley ha utilizzato 8640 fette di pane Mother's Pride (meno quelle che ha mangiato per creare gli spazi negativi), che ha asciugato e immerso nella cera di paraffina per poi impilarle e stratificarle per produrre la forma finale. "The Vedic Philosophy talks about the relationship of Agni to Soma, the eater and the eaten as the fundamental dialectic of the imminent to the manifest. I wanted to make a work that celebrated human dependency and entropy and that our bodies are not really ours but part of a greater system of transformation" e proseguiva: "ho potuto creare un magazzino di energia potenziale e iscrivervi la memoria di un corpo particolare". 

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