La navicella spaziale, Solaris, Tarkovskij, 1972 |
Stanisalw Lem, scrittore di origine polacca (Leopoli,1921- Cracovia,2006) è l’autore del romanzo Solaris, pubblicato nel 1961 e da cui nel 1972 il regista russo Andrej Tarkovskij ha tratto l’omonima pellicola, Solaris, appunto. Lem, come scrive Francesco Cataluccio, era una grande scrittore di fantascienza che per una buffa sincronicità del destino si chiamò come il modulo lunare LEM, Lunar Excursion Module di una navicella spaziale.
L'orecchio di Chris, Solaris, Tarkovskij, 1972 |
Si può vedere qui il film in lingua originale, con sottotitoli in inglese Laureato in medicina, studioso ed esperto di biologia e informatica, insegnante di Cibernetica, nei suoi romanzi, definiti di “fantascienza filosofica”, Lem affrontava, mediante intrecci narrativi ambientati nel futuro, tematiche possibili e giustificate e dal punto di vista scientifico.
Cosa è Solaris e quali spunti di riflessione il romanzo offre per chi si occupi di arte e corpo nel futuro? Innanzitutto Lem descrive Solaris come un grande pianeta, distante anni luce dalla Terra, configurato come un unico immenso Oceano “intelligente”, oggetto di studi decennali di un vasto gruppo di scienziati, che vi hanno impiantato una Stazione spaziale.
Nella Stazione si snoda la storia che viene narrata in prima persona da Kevin, psicologo inviato per avere notizie dell’equipaggio di scienziati in missione presso il pianeta, con i quali si sono perduti i contatti.
Attraverso gli oblò della Stazione spaziale, Chris Kelvin vede i mutamenti continui dell’Oceano, ovvero la materia di cui Solaris è composta, una distesa enorme di gelatina appiccicosa coperta da densa nebbia cangiante, capace di esercitare un influsso sulla forza gravitazionale. Scrive l’autore: “L'oceano era stato catalogato nella classe Metamorpha perché dalla sua superficie ondeggiante nascevano forme molto dissimili fra loro e da quelle terrestri. Adattamento, conoscenza o altro, la vera finalità di tali eruzioni violente di creatività plasmatica rimaneva un enigma”.
L'Oceano, Solaris, Tarkovskij, 1972 |
L’Oceano, infatti è in grado di produrre infinite copie di corpi scaturiti dai pensieri, dai desideri e sogni degli esseri umani, e questi corpi sono formati da microparticelle, più piccole degli atomi e prive di materia, forse neutrini, fissati da un campo magnetico che gli scienziati della stazione spaziale vorrebbero neutralizzare per eliminare i corpi-copie: Kelvin incontra così diverse “presenze”, i visitatori , esseri viventi che abitano nell’astronavef: una donna nera enorme ibernata, poi la supercopia-corpo intatta di Harey, la sua giovane moglie morta suicida, che più volte ritorna a trovarlo, nonostante lui stesso tenti inizialmente di sbarazzarsene e che lei stessa provi ad autoeliminarsi: il suo corpo riesce ad attraversare i muri, i vestiti attillati le restano attaccati addosso, le sue ferite si rimarginano, non ricorda nulla di sé, il gelo non la uccide.
La donna dice infatti: “Ne ho ascoltato abbastanza, però, per capire che non sono un essere umano, solo uno strumento. (…) Per indagare e conoscere le reazioni degli esseri umani, forse. Si basa su un ricordo o una fantasia repressi. Alla fine la donna si fa eliminare da un collega dello psicologo, e lui, rimasto solo, decide di compiere un viaggio definitivo verso l’Oceano: “ Neanche per un attimo aveveo vì creduto che il liquidò colosso fattosi tomba di varie centinaia di persone e con il quale da decine di anni la mia razza cercava vanamente di stabilire un sia pur tenue contatto, neanche per un attimo ripeto, avevo creduto che quell’oceano che, ignorandomi, mi sollevava come un granello di polvere, potesse commuoversi sulla tragedia di due persone.
L'Oceano, Solaris, Tarkovskij, 1972 |
Eppure le sue attività avevano uno scopo, a dire il vero neanche di questo ero del tutto sicuro e tuttavia partire avrebbe significato cancellare la sia pur infinitesimale e forse immaginaria chance tenuta in serbo dal futuro. E dunque, trascorrere anni tra mobili e oggetti che avevamo toccato insieme nella stessa aria che ancora ricordava il suo respiro, e il nome di che? Della speranza che tornasse, di speranze non ne avevo più, però c’era ancora l’attesa, l’unica cosa di lei che mi fosse rimasta. Quali complimenti, quali beffe e quali tormenti stavo ancora aspettando? Non ne avevo la minima idea, e tuttavia continuavo a credere fermamente che il tempo dei miracoli crudeli non fosse finito.”.
SEQUENZA FINALE DEL FILM SOLARIS DI TARKOVSKIJ
Cosa sono i neutrini, materia senza carica elettrica? La risposta in questo post dei laboratori Nazionali e del Gran Sasso, LNGS, finanziati dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’ente che in Italia coordina e finanzia la ricerca in fisica nucleare, subnucleare e della fisica delle particelle elementari.
Dal sito: L’idea di dotare l’INFN di un grande laboratorio sotterraneo dedicato alla fisica subnucleare nasce nel 1979 grazie al prof. Antonino Zichichi, all’epoca Presidente dell’INFN. Le opere di scavo per la costruzione delle sale sotterranee hanno avuto inizio nel 1982. Situati tra le città di L’Aquila e Teramo, a circa 120 km da Roma, i Laboratori sono utilizzati come struttura a livello mondiale da scienziati provenienti da 29 paesi diversi; attualmente ne sono presenti 1100 impegnati in circa 15 esperimenti in diverse fasi di realizzazione.
VEDI I SEGUENTI ARTICOLI: SU CORRIERE DELLA SERA https://www.lngs.infn.it/it/neutrini
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