Gerhard Richter, Atlas, 1962-2013
"(...) l'Atlante è stato anche un modo di collezionare le immagini, come un diario, un modo per ordinarle, per metterle da parte". (Gerhard Richter in una intervista con Astrid Kaspar pubblicata nel sito dell'artista)Sono 810 le tavole che compongono l'Atlante assemblato da Gerhard Richter, artista tedesco che, nato a Dresda nel 1932, ha attraversato durante la sua infanzia la seconda guerra mondiale.
Si legga la sua biografia per capirne di più nel suo sito https://www.gerhard-richter.com/it/biography.
La caratteristica di un atlante consiste nel fatto di essere una raccolta di immagini potenzialmente infinita, e così è infinita anche la raccolta che Richter mette in atto assemblando e accumulando fotografie della sua e di tante altre famiglie e ritagli di giornali e riviste colti senza ordine di importanza, le più banali, le più insignificanti, che non hanno nessuna intenzionalità artistica ma che vengono raggruppate dell'artista secondo la loro forma e secondo il loro contenuto andando a formare il suo archivio di immagini. Così l'artista descrive nel suo sito l'esperienza iniziale dell'Atlante :
"In the beginning I tried to accommodate everything there that was somewhere between art and garbage and that somehow seemed important to me and a pity to throw away." (Intervista con Dieter Schwarz, 1999 in: Gerhard Richter: Text. Writings, Interviews and Letters 1961–2007, Thames & Hudson, London, 2009, p. 332).Gerhard Richter, Betty, 1988 (olio su tela) |
Various Subjects, 1978, 51.7 cm x 66.7 cm, Atlas Sheet: 445 |
Betty Richter, 1978, 36.7 cm x 51.7 cm, Atlas Sheet: 394 |
L'Atlante di Richter è un'opera che l'artista ha donato integralmente al Museo Lenbachhaus (Galleria Civica) di Monaco di Baviera e rappresenta un'opera di raccolta, immagazzinamento e consolidamento della memoria dell'artista, che diventa il deposito della sua memoria individuale, ma anche collettiva.
L'Atlante è un archivio della sua vita personale, si vedano le tavole:
da 1a10, da 44 a 46, 55, 56, 57,
Ma l'Atlante è anche una memoria storica, collettiva, si vedano le tavole:
da 1 a 11, 13, da 22 a 25, 29, 40, da 107 a 125,
L'Atlante è un deposito di memorie sensoriali visive, con visioni a volo d'uccello, notturne, doppie visioni, sfocature, campionari di colori:
da 60 a 63, da 66 a 67, 86, da 90 a 106, da 276 a 288, da 292 a 294,
L'Atlante è anche magazzino di memorie sensoriali tattili, con immagini di fuoco, nuvole in movimento, cieli stellati, acqua:
da 74 a 77, 80, 83, da 127 a131, da 158 a 163, da 180 a 196, 268
L'Atlante è poi il taccuino di un artista che progetta nel futuro il proprio lavoro, le sue composizioni:
da 235 a 260,
A PROPOSITO DELL'ATLANTE DI ABY WARBURG
L'Atlante - modello a cui si rifà la cultura artistica contemporanea, l'Atlante Mnemosyne, è stato concepito da Aby Warburg (Amburgo1866 – 1929) storico dell'arte tedesco, che individuava, mediante l'accostamento di immagini di epoche e contesti diversi, forme e soggetti ricorrenti che attraversavano le diverse epoche storiche, soprattutto il Rinascimento e l'antichità.
Animato dall'intenzione di sfatare l'approccio formalistico e solo estetizzante all'arte, Warburg "applicava alla storia dell’arte una teoria che era propria della neurologia e che, più nello specifico, era stata elaborata da un biologo suo contemporaneo, Richard Semon (Berlino 1859 - Monaco di Baviera, 1918): Warburg aveva letto più volte e profondamente apprezzato il suo fondamentale lavoro Die Mneme (“La mneme”, termine introdotto dallo stesso Semon per indicare la “memoria organica”, una sorta di memoria inconscia formata, (...), dagli eventi che agiscono sulla materia). Nella sua biografia su Warburg, il grande storico dell’arte Ernst Gombrich spiega molto bene il debito del suo collega nei confronti di Semon: quest’ultimo riteneva infatti che la memoria fosse la “capacità di reagire a un evento in un certo periodo di tempo, cioè una forma di immagazzinamento e di trasmissione dell’energia sconosciuta al mondo fisico”, e che “ogni evento che influenza la materia vivente lascia una traccia” chiamata “engramma”. L’energia conservata in queste tracce, negli “engrammi”, viene riattivata quando l’organismo che l’ha immagazzinata ricorda un dato evento e agisce di conseguenza. Warburg applicò questa teoria sulla memoria alle immagini: l’engramma di Semon diventa, per Warburg, il simbolo, l’immagine stessa, e l’immagine deriva da esperienze che una società ha provato nel corso della sua esistenza. Per indicare questa attività della memoria di una società che convoglia le proprie esperienze (che a loro volta scaturiscono dalle emozioni) in repertori di immagini, Warburg coniò il termine Pathosformel (letteralmente “forma dell’emozione”(cfr. https://www.finestresullarte.info/opere-e-artisti/aby-warburg-nascita-iconologia).
Le fotografie dell'Atlante Mnemosyne, posizionate su pannelli di tela nera da Aby Warburg secondo le associazioni individuate dallo studioso, hanno inaugurato un nuovo modo di raccontare la storia, anzi le storie, che, prendendo avvio dalle immagini e si richiamava alla filosofia, alla sociologia e all’antropologia. Warburg individuava gesti (pathosformel), forme espressive del corpo, posture.
Aby Warburg, Bilderatlas Mnemosyne, panel 77 |
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