giovedì 20 aprile 2023

GINA PANE E I SUOI FALLIMENTI COL LATTE


Il latte, elemento nutritivo legato alla femmina e all'infanzia, è, insieme con il sangue,  elemento centrale nella produzione di Gina Pane.  Il cibo era già elemento ricorrente fin dall'inizio nel lavoro di  Gina Pane,  sia perché legato alla vita biologica del corpo, ma anche in quanto ricco  di implicazioni socioculturali e politiche. Due installazioni sul tema del nutrimento precedettero infatti le sue "azioni": nel 1968  la Pesca luttuosa,  in cui l'artista si relazionava con la contaminazione legata agli esperimenti americani sulla radioattività atomica che uccisero milioni di pesci nel mar del Giappone, e, nel 1970,  il Riso n°1,  in cui con l'organizzazione di una risaia, voleva alludere alla guerra del Vietnam. 



Action Lait chaude, video, realizzato il 31 maggio 1972 in una casa privata, a Parigi,  è un esempio dell'utilizzo del latte, finalizzato a esaltarne la componente simbolica e psicoanalitica. Sulla porta di ingresso della casa era appeso il "dispositivo" che introduceva l'opera: uno scritto che narrava un aneddoto in cui un barista, di fronte alla richiesta di un latte tiepido, rispondeva che lo avrebbe servito solo caldo. Il latte e il colore bianco erano i fili conduttori di questa azione, in cui Gina Pane si tagliava per la prima volta, mischiando sangue e latte,  due elementi che rimandano alla femminilità e al passaggio dall'infanzia all'età adulta. 




Action Tranfert, realizzata nel 1973, documentata con 16 pannelli a colori e seppia,  1 pannello con le note, e disegni preparatori a inchiostro e pennarello su carta ritagliata e incollata su carta, mette in scena pulsioni nutritive contrastanti. Con questa azione, l'artista cerca inutilmente di bere un bicchiere di latte e un bicchiere di acqua e menta. Il lavoro è oggi consultabile al Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris. Sei le fasi dell'azione: 1. Messa in condizione del pubblico, 2. Transfert, 3. Desiderio non esaudito 4. frustrazione, 5.traccia mnesica 6. fusione e ferita. 

Al centro della stanza era solo un tavolino con un bicchiere di latte, un asciugamano e del sapone usato dall'artista per lavarsi per diversi giorni, che sottolineavano la presenza mentale dell'artista e la sua assenza fisica. Gli ospiti ricevevano un cordiale alla menta al loro arrivo.  Il latte si riferiva all'essenza della vita e gli articoli da toilette a un ritorno alla natura. Il pubblico era invitato a recarsi nella galleria, illuminata in modo intenso e quasi violento, dove l'artista era in piedi in fondo alla sala. Qui tre atti specifici e di intensità emotiva crescente segnavano il "Transfert" dei fallimenti:  1. il tentativo, destinato a fallire, nonostante gli sforzi dell'artista, di raggiungere un bicchiere di menta posto su una mensola fissata alla parete, ma fuori dalla portata delle sue  mani. 2. Il tentativo era seguito dall'assorbimento di parte del latte contenuto in un bicchiere posto su una mensola fissata alla parete opposta, all'altezza della bocca;  3. Altro  tentativo, compiuto dall'artista , e  anch'esso destinato a fallire, di bere alternativamente da un bicchiere di latte e da un bicchiere di menta posti a terra. Lei, seduta e con le gambe dritte, non potesse né raggiungere il latte piegando la testa all'indietro né bere la menta piegandosi in avanti. Infine Gina Pane  rompeva il bicchiere di menta e quello di latte con una pietra, leccando la miscela attraverso i frammenti di vetro e fondendo entrambi gli elementi con il proprio sangue.

- Questa ultima parte è stata scritta dallo studente Andrea Bernardini: 
"La performance ha avuto  luogo il 19 aprile 1973 allo Space 640 di Parigi, in presenza del pubblico che occupava una metà della stanza. 
 - Lo spazio era attraversato dai movimenti lenti e rantolanti della performer, in atto di compiere la sequenza di tentativi.
 - Al centro della stanza era presente solo un tavolino con un bicchiere di latte, un asciugamano e del sapone usato dall'artista per lavarsi per diversi giorni, che sottolineavano la presenza mentale dell'artista e la sua assenza fisica. Il latte si riferiva all'essenza della vita e gli articoli da toilette a un ritorno alla natura. - La galleria era illuminata in modo intenso e quasi violento; l'artista nei primi 45 minuti aspettava in piedi in fondo alla sala mentre il pubblico veniva accolto con un bicchiere di menta. Successivamente Pane si sdraiava sul pavimento per compiere i suoi diversi tentativi. 
 - È il corpo dell'artista lo strumento che sperimenta lo spazio e gli oggetti, caricando gli stessi contenitori di un significato specifico attraverso l’interazione con essi e gli spettatori venivano progressivamente colpiti dall'intensità crescente delle azioni della performer, fino a subire lo shock/ferita  attraverso l'immedesimazione nella condizione fisica dell'artista.".

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