«Avrei voluto lavorare, ma in me c’era un fondo enorme di pigrizia. Preferisco vivere, respirare, piuttosto che lavorare», Marcel Duchamp
Il respiro dell’uomo e dell’animale per i Greci aveva un termine preciso: pneuma, mentre il termine psychè significava in Omero il soffio vitale che alla morte fuoriesce dal corpo e continua a vagare come ombra senza corpo.
Vita e morte sono legati a questo umido soffio che unisce aria e fluido corporeo, tanto che, per constatare la morte, come cita il dizionario Treccani “All'uopo si potrà avvicinare alle narici e alla bocca la fiamma di una candela oppure una piuma leggiera per vedere se subiscano oscillazioni. Si usa pure avvicinare uno specchio alla bocca per vedere se l'alito lo appanni.”.
Dopo Munch, che nel 1893 ne aveva dipinto le onde sonore sputate verso il mare e verso il cielo dai polmoni di un essere umano disperato, ci pensa un artista contemporaneo triestino, Daniele Puppi, a mettere in relazione il respiro con l'URLO. Il suo intervento site specific RESPIRA (a cura di Maria Silvia Farci, da luglio a settembre del 2017) in occasione dei vent'anni di riapertura della Galleria Borghese di Roma, mette in scena la potenza sonora del fiato umano nel tempio della visione: un respiro vibrante che mutava di ritmo, sconvolgendo l'ascolto degli spettatori, mano a mano che diventa più incalzante. Al culmine del percorso del respiro, ciclico e della durata di circa 15 minuti, un grande urlo veniva lanciato, ma questa volta verso l'esterno, in direzione dei giardini di Villa Borghese.
Guarda il video.
MARINA ABRAMOVIC E ULAY
BOLTANSKI
A Bologna, nel Museo per la Memoria di Ustica è ospitata una installazione che ripensa la tragedia del 27 giugno 1980: qui 81 specchi scuri, 81 frasi sussurrate, 81 luci si accendono e si spengono al ritmo del respiro circondando i resti dell’aereo passeggeri precipitato al largo dell’isola siciliana, ciascuna in ricordo di una delle vittime.
Mentre nove casse coperte da drappi neri, disposte intorno ai resti dell'aereo, custodiscono per sempre gli oggetti personali dei viaggiatori, la loro lista ufficiale, completa di fotografie, elenca un inventario di scarpe, pinne, boccagli, occhiali, abiti.Testimoni di una comunissima vacanza e di una tragica casualità, ottantuno altoparlanti emettono frasi sussurrate a sottolineare la casualità e l'ineluttabilità della tragedia.
MONA HATOUM
Undercurrent (red) è un’opera del 2008, che l’artista palestinese Mona Hatoum (1952) pone al centro della platea e con la quale titola la sua mostra personale alla Galleria Continua di San Gimignano. Da un quadrato centrale, tessuto di cavi elettrici anziché di fili, un’ampia frangia serpeggia e si allunga sul pavimento ad invadere lo spazio. Ogni filo termina con una lampadina da 15 watt che silenziosamente si illumina e cambia di intensità, come un lento respiro che lascia preludere una malevola presenza sotto i piedi dei visitatori. Il respiro si fa inquietante, minaccioso, presenza avvertita e non vista. E proprio per questo il respiro si propaga, invasivo.
l’installazione Death of a collector (2009) – della coppia di artisti scandinavi Elmgreen & Dragset -, che alla biennale di Venezia del 2016,
Like a Rolling Stone, di Robert Gligorov, che alla galleria La Giarina di Verona, nel 2000 aveva ricreato la scena del delitto in cui il 3 luglio 1969 aveva perso la vita Brian Jones, uno dei fondatori dei Rolling Stones, pochi mesi dopo esser stato estromesso dalla band per divergenze col gruppo.
L'urlo tra Marina Abramovic e Ulay in AAA_AAA_0 (1978) : il video documenta con un primissimo piano, i due volti di profilo della celebre coppia, così vicini da toccarsi con le rispettive voci, sempre più senza fiato.
BOLTANSKI
A Bologna, nel Museo per la Memoria di Ustica è ospitata una installazione che ripensa la tragedia del 27 giugno 1980: qui 81 specchi scuri, 81 frasi sussurrate, 81 luci si accendono e si spengono al ritmo del respiro circondando i resti dell’aereo passeggeri precipitato al largo dell’isola siciliana, ciascuna in ricordo di una delle vittime.
Mentre nove casse coperte da drappi neri, disposte intorno ai resti dell'aereo, custodiscono per sempre gli oggetti personali dei viaggiatori, la loro lista ufficiale, completa di fotografie, elenca un inventario di scarpe, pinne, boccagli, occhiali, abiti.Testimoni di una comunissima vacanza e di una tragica casualità, ottantuno altoparlanti emettono frasi sussurrate a sottolineare la casualità e l'ineluttabilità della tragedia.
MONA HATOUM
Undercurrent (red) è un’opera del 2008, che l’artista palestinese Mona Hatoum (1952) pone al centro della platea e con la quale titola la sua mostra personale alla Galleria Continua di San Gimignano. Da un quadrato centrale, tessuto di cavi elettrici anziché di fili, un’ampia frangia serpeggia e si allunga sul pavimento ad invadere lo spazio. Ogni filo termina con una lampadina da 15 watt che silenziosamente si illumina e cambia di intensità, come un lento respiro che lascia preludere una malevola presenza sotto i piedi dei visitatori. Il respiro si fa inquietante, minaccioso, presenza avvertita e non vista. E proprio per questo il respiro si propaga, invasivo.
BREATH GHOST BLIND
Il respiro dell’uomo e dell’animale per i Greci aveva un termine preciso: pneuma, mentre il termine psychè significava in Omero il soffio vitale che alla morte fuoriesce dal corpo e continua a vagare come ombra. Vita e morte sono legati a questo umido soffio che unisce aria e fluido corporeo, tanto che per constatare la morte, come scrive la Treccani “All'uopo si potrà avvicinare alle narici e alla bocca la fiamma di una candela oppure una piuma leggera per vedere se subiscano oscillazioni. Si usa pure avvicinare uno specchio alla bocca per vedere se l'alito lo appanni.”
BREATH GHOST BLIND è il titolo della mostra che si è svolta all'Hangar Bicocca luglio 21-febbraio 2022 . Si guardi il video realizzato a Yuri Ancarani. e qui la presentazione della mostra allestita nelle enormi navate dell'Hangar.
Cattelan, Breath, 2021 |
Breath, 2021, è l'immagine di un cane accasciato in terra accanto ad un uomo, anch'esso raggomitolato su sé stesso. Respirano? Sono vivi? Dormono? Sono morti?
Uomo seduto sott’acqua in una piscina, 2021, è un manichino? È vivo? È morto? Di sicuro ricorda e forse cita altri "personaggi" acquatici:
Elmgreen & Dragset , Death of a collector (2009) |
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