giovedì 14 maggio 2020

CAMMINARE #6: Francis Alÿs, camminare produce storie

Walking, in particular drifting, or strolling, is already, - within the speed culture of our time – a kind of resistance. Paradoxically it’s also the last private space, safe from the phone or e-mail. But it also happens to be a very immediate method for unfolding stories. It’s an easy, cheap act to perform or to invite others to perform. The walk is simultaneously the material out of which to produce art and the modus operandi of the artistic transaction. And the city always offers the perfect setting for accidents to happen. There is no theory of walking, just a consciousness. But there can be a certain wisdom involved in the act of walking. It’s more an attitude, and it is one that fits me all right. It’s a state where you can be both alert to all can happens in your peripheral vision and hearing, and yet totally lost in your thought process. I see the slide carrousel series as an attempt to reproduce those furtive meetings, those side glimpses I mentioned earlier, when you look at someone or something for two seconds while walking on the street and yet it is enough time to fully capture the tragic dimension of the situation. (Intervista con Russell Ferguson, in Francis Alÿs, Phaidon, pag. 31). 
Francis Alÿs, FAIRY TALES, 1995-98
Invece che inserire un oggetto, un’opera, Alÿs introduce negli ambienti urbani una storia, la fa accadere, la fa propagare. Si veda questa azione, in cui Alÿs cammina nel parco di Stoccolma fino a quando il maglione si scioglie completamente. A quel punto torna indietro nel parco una vecchietta che sta riavvolgendo il filo di lana per farci magari un altro maglione…
Camminare nella città consente di assistere a tante storia, situazioni, accadimenti, rumori, odori, immagini. Così, camminando, crea episodi, parabole - come lui stesso afferma -, che mettono in scena l'esperienza del tempo.

Francis Alÿs, TURISTA  
Mexico City 1994 
Nel 1989 Francis Alÿs, giovane architetto belga nato ad Anversa, dopo avere compiuto un primo viaggio in Messico, si trovò bloccato a Città del Messico senza potere tornare in Europa. Straniero in quella megalopoli dell’America latina così esemplare in quanto caotica, crudele, piena di contraddizioni e di drastici conflitti quotidiani tra passato e modernità, Alÿs trovò una sorta di sua nuova, autentica identità e iniziò una ricerca artistica i cui tratti fondamentali sono: l’esplorazione dell’ambiente urbano che diventa il suo laboratorio, l’attenzione verso la comunità e le sue relazioni e la creazione di narrazioni che provengono da ciò che incontra nel suo esplorare. Le sue prime camminate a Città del Messico sono il suo tentativo di trovare una posizione in quello spazio fisico, parallelamente, di compiere una attività all'interno di quell'ambiente. Dopo avere studiato l'architettura e il suo modo europeo di progettare, attraverso l'ingegneria e l'architettura moderne,  il tessuto razionale delle moderne capitali europee (ma non si era fermato a Roma...), decide di lasciare l' Europa e il suo ordine fisico e simbolico con le sue regole di igiene e pulizia che avevano espulso dalle strade gli animali, per immergersi  in un territorio sconosciuto dove potere recitare la parte dello straniero.

In questa performance del 1994,  Turista, Alÿs si espose in mezzo a una fila di operai che, nella piazza del quartiere centrale di Zòcalo, offrivano le proprie mansioni. Si noti la scritta Turista, realizzata con la stessa grafica utilizzata dagli operai suoi “vicini” che vendono per strada le loro mansioni. Ironico o serio? Chiede e si chiede quale sia la sua identità di osservatore.

Essere turista è stata per lui una condizione identitaria e sociale acquisita, una condizione “tra” l’essere cittadino e di una città e, al tempo stesso, non essere parte della città. Per Alÿs, poi, che è un gran camminatore, è stata anche una condizione da cui si è voluto liberare, per cui ha iniziato a camminare velocissimo, proprio per non essere confuso più con un turista.


Francis Alÿs, AMBULANTES
Mexico City, ,1992-2006
Tutte foto che Francis Alÿs realizza cerando un immenso archivio, scegliendo inquadrature neutre, sempre frontali rispetto allo sfondo.  Con al sua macchina fotografica e con la videocamera registra quello che vede nelle strade, invenzioni architettoniche casuali che per lui sono installazioni, nature morte di periferie. Cerca in strada incontri casuali, cerca  nella strada, come se quest'ultima fosse  un palcoscenico in cui le persone e le cose si connettono e si relazionano in universi sociali compositi.


Francis Alÿs, YOU ARE A TYPICAL SPECTATOR, WHAT YOU ARE REALLY DOING IS WAITING FOR THE ACCIDENT YO HAPPEN
Mexico City, 1996
“Se sei un vero tipico spettatore, ciò che stai davvero facendo è attendere che qualcosa accada (tr. mia), Mexico City, 1996 ttps://vimeo.com/130835072

La videocamera segue con attenzione una bottiglia vuota di plastica sballottata dal vento. Alÿs utilizza la parola deriva per definire la passeggiata” della bottiglia, filmata mentre aspettava l’inizio di una cerimonia di sbandieratori. La narrazione video termina con un lieve incidente che fa cadere la videocamera dalle mani di Alÿs.

STRATEGIE OPERATIVE DI COLLABORAZIONE: 
“(…) Il processo in collaborazione consiste nel vedere come un’idea rimbalzi avanti e indietro, e magari si sviluppi nel corso di questo andare avanti e indietro. (...) Si inizia in un caos di appunti e disegni, con documenti e misurazioni casuali e, di solito, in questo processo, i medium da utilizzare si definiscono da soli, spontaneamente. In quel caso io vado in cerca di specialisti in un medium specifico che credo potrebbe essere funzionale all’interno di quel specifico progetto. E in quel caso il loro intervento e la loro traduzione  del racconto nel loro linguaggio modifica  automaticamente il concept originale. Mano a mano che il progetto si evolve, e che parallelamente anche questo gioco di rimbalzi avanti e indietro tra me e miei collaboratori si intensifica, tutto questo ci guida verso una forma finale che talvolta risulta lontana dalle intenzioni iniziali. (…) Poi ci sono altri ingredienti in un evento: una volta che il tema è stato posto e la location è stata determinata, lo sviluppo e l’esito del lavoro avvengono in un campo aperto di possibilità, nel senso che qualsiasi esito dell’evento diventa una risposta alle premesse iniziali del lavoro. Una volta che l’azione viene lanciata, non c’è più alcun progetto chiuso e unilaterale che bisogna seguire per forza. Solo il corso reale dell’azione fornisce automaticamente una risposta viva al tema preliminare. (Intervista con Russel Ferguson, in Francis Alÿ, Phaidon, pag. 25, trad. mia)


Francis Alÿs, WALKING A PAINTING
 2022-2004, Londra
Un dipinto viene appeso al muro della galleria e quando questa apre, il corriere prende il quadro e lo porta in giro per la città. La sera, quando ci si avvicina all’ora di chiusura, il corriere riporta il quadro in galleria, lo appende al muro, lo copre con un lenzuolo per metterlo a dormire. Questa azione si ripete il giorno successivo.

Francis Alÿs, DUETT
Venezia, 1999
Alÿs e un amico arrivano nello stesso giorno a Venezia, uno all’aeroporto e l’altro in stazione : uno porta un pezzo di trombone mentre l’altro porta la restante parte. Si tratta di un lavoro ispirato al discorso di Platone sulla doppiezza dell’essere umano, in cui il filosofo sosteneva che è sempre mancante di una seconda natura bisex, da cui è stato separato dalla nascita. Si trovarono in lagune, ma per caso, dopo avere girovagato per un po’.
Francis Alÿs,   LEAK ,
1995
Dopo avere lasciato la galleria dove espone, Francis Alÿs inizia il suo cammino con una latta di pittura. Come nella favola di Hansel e Gretel. La sua azione-dripping (con un chiaro riferimento alla tecnica di Pollock) finisce quando torna indietro alla galleria, seguendo la scia lasciata dalla vernice. E getta a terra il barattolo nello spazioo vuoto della galleria . 
https://vimeo.com/25351261

Francis Alÿs, THE GREEN LINE
 Gerusalemme, 2004,
Nel 1995 a San Paolo Alÿs fece la performance di una camminata con un barattolo di vernice che colava, con cui “segnava” il percorso. Nel 2004 ne fece un reenactement in un diverso contesto, tracciando una linea nel centro di Gerusalemme. Questa nuova camminata acquisiva un nuovo significato, perché la Green Line passava attraverso la municipalità di Gerusalemme e qui l’azione generava su di sé un significato fortemente politico.

Francis Alÿs, THE LOOP, 1997
Viaggio da Tijuana a San Diego, circumnavigando il globo, secondo il principio antifunzionale per eccellenza:  Massimo  Sforzo per Minimo Risultato.

RIPETIZIONE E PROVE: 
LE SERIE RESEHARSAL (PROVE) INIZIA CON IL CAMMINARE E INDAGA SUL RAPPORTO TRA SUONO E IMMAGINI IN MOVIMENTO. 

Attraverso la ripetizione, la narrazione può essere rimandata all’infinito richiamando il principio che vale anche per il copione già scritto per l’America Latina dalle potenze mondiali: qui la modernità viene continuamente rimandata, il passato diventa continuamente futuro e viceversa.

Il suono e il ritmo sono strumenti chiave di questo processo che destabilizza la percezione del tempo, diventa cioè un modo per dilazionare il tempo. Come dice lui in una intervista F. Alÿs “(...) Questa mia ricerca iniziò per la verità a negli anni ‘90, con il lavoro in cui spingevo un pezzo di ghiaccio, per un’intera giornata attraverso le strade di Città del Messico fin quando non si scioglieva completamente. Lì strutturavo la questione rendendo problematico il concetto di produzione secondo cui talvolta fare qualcosa conduce al nulla.”

Quella tra suono e immagini in movimento è per Alÿs una relazione principalmente temporale. nel video Song for Lupita, una donna versa qcqua da un bicchiere all'altro e viceversa, in un loop infinito, e il suo gesto è accompagnato da una canzone intitolata Manana (domani). La tensione tra interruzione e ritardo viene poi sviluppata nei lavori successivi di RESEHARSAL,  le prove di musica e teatro che , con le loro continue interruzioni, richiamano il concetto di sbaglio, di fallimento, come parte inevitabile del progresso di qualcosa.

Francis Alÿs, PARADOX OF PRAXIS
Mexico City, 1997.
Francis Alÿs, RESEHARSAL 1
 Tijuana, Messico, 1999-2001
Qui l’azione è quasi ipnotica, con un vecchio maggiolino Wolkswagen che va avanti e indietro come un pendolo su per una collinetta. Poco dopo, l’attenzione si sposta dalla finalità dell’azione all’atto in sé. Il maggiolino prova e riprova a salire sulla collina, mentre il guidatore ascolta una cassetta registrata di una sessione di prova. Quando i musicisti suonano, la macchina sale. Quando i musicisti perdono la traccia e si fermano, la macchina di ferma. Quando i musicisti accordano i loro strumenti e discutono, la macchina ridiscende giù dalla collina.
Francis Alÿs, RESEARSHAL 2, 
 https://vimeo.com/25193161
In questo secondo step della serie, una spogliarellista si veste e si sveste seguendo il ritmo delle prove di una cantante di opera e di un pianista e provano un'aria di un lied di Schubert che continuamente si fermano e ricominciano.  Il ritmo sempre spezzato rimanda sempre la conclusione, come il ritmo del crescere e decrescere del desiderio. 
A proposito di questo step,  si veda il post pubblicato nel blog Con il corpo vivo in questo link:    http://conilcorpovivo.blogspot.com/2019/06/le-prove-sulla-pelle-degli-altri.html

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