JENNY SAVILLE (Gran Bretagna, Cambridge, 1970, membro della YBA)
Come diceva Willem de Kooning “il corpo è la ragione per cui è stata inventata la pittura a olio”. La pittrice inglese Jenny Saville sarebbe sicuramente d’accordo con questa affermazione dato che il suo lavoro consiste nel dipingere il corpo e la sua carne, i suoi muscoli. Ma Jenny Saville non è astratta ma nemmeno solo figurativa. Piuttosto nel suo lavoro è presente un sottofondo che confida in una certa performatività dell'opera pittorica. L'olio della Saville ha una materia di carne.
Oxyrhtnchus, mostra alla galleria Gagosian di Londra nel 2015.
Immagini della mostra Oxyrhynchus alla Gagosian di Londra, 2015 |
Oxyrhynchus era il nome di un’antica discarica egiziana, un luogo in cui dei preziosi papiri sono sopravvissuti per millenni nella sabbia e i quadri che compongono questa mostra sono costituiti da più corpi, sovrapposti, in movimento, in pose sempre diverse, tutti sovrapposti gli uni sugli altri.
De Kooning (che alla fine degli anni ’40 aveva sviluppato una forma di espressionismo astratto basata sull’anatomia umana) sembra apparire in qualche quadro, poiché alcune opere di Saville s’ispirano al suo lavoro, oltre che a quelli di Leonardo Da Vinci. Osservando più da vicino uno dei suoi quadri, in apparenza astratti, come per esempio ”Excavation” (1950) si possono notare alcuni elementi figurativi come un piede o un gomito.
De Kooning, Excavation, 1950 |
Saville, In the realm of mothers III |
Il quadro di Saville,“In the realm of the Mothers III” è sullo stesso stile di De Kooning solo che, aguzzando meglio la vista, oltre a delle natiche e a una gamba, si possono scorgere dei piedi magnificamente disegnati e molto realistici. Questo dettaglio fa pensare all’opera di Balzac “Le chef-d’œuvre inconnu” (Il capolavoro sconosciuto) che descrive come un pittore, lavorando a più riprese ad un ritratto femminile finisce per farne un macchia indecifrabile da cui emerge solo un magnifico piede.
Saville, Interwine |
Saville, Odalisque |
“Odalisque” (2012-2014) et “Intertwine” (2011-14) fanno riferimento all’Olympia di Manet, anche se l’opera originale sembra essere stata divisa in più parti: l’uomo nudo de
Saville ama mostrare i suoi soggetti sdoppiati, in specchi o divisi in due: in uno tra i suoi primi autoritratti, “Ruben’s Flap” (1999), c'è l'immagine del suo torso nudo, che si scioglie in un altro corpo, mentre si segmentano la sua pancia e il suo seno in piani semitrasparenti.
Saville, Ruben's Flap, 1999 |
La prima opera fa pensare alla posa della serva dipinta da Manet mentre la coppia dai corpi avvinghiati, presente nella seconda opera, ha una posa che ricorda quella di Olympia. Le coppie fanno parte di una lunga tradizione nell’arte europea, dalla rappresentazione di Marte e Venere passando per Tiziano e Rembrandt.
Ama i soggetti marginali e con identità indeterminate: l'obesa, le persone sfigurate, i transessuali, spesso sono corpi femminili che non vengono trattati come oggetti (dello sguardo dell'artista o delle fantasie degli osservatori), ma come soggetti di un'azione di presenza, potente, scioccante.
Jenny Saville:
Saville, Strategy (South Face/Front Face/North Face) 1993/1994 |
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