mercoledì 26 febbraio 2025

COM-POST, ENERGIA NELLA MATERIA VIVENTE

 Nel suo libro Materia Vibrante, Jane Bennett, che si autodefinisce filosofa materialista vitale, apre con un capitolo introduttivo su La forza delle cose. Citando Lucrezio, la studiosa scrive che i corpi che cadono nel vuoto non sono cose senza vita, ma materia in movimento, concatenamenti di agenti e vitali che tendono a incontrarsi e scontrarsi. La sua riflessione nasce da un’esperienza personale, vissuta un giorno che camminava lungo un canale di scolo a Cold Spring Lane a Baltimore: aveva visto un guanto, un topo morto, un tappeto di pollini, un tappo di bottiglia e un bastoncino di legno, cose senza importanza, rifiuti abbandonati, gettati, scartati, la cui matericità, illuminata da un raggio di sole, formava una composizione di oggetti collegati che rivendicavano la sua attenzione. L’artista Yuko Mohri compie lo stesso procedimento? Questo il suo sito: https://mohrizm.net/works/

Moré Moré è il titolo di una delle due opere (la seconda è Com-pose, che dà il titolo all’intero Padiglione) con cui Yuko Mohri ha rappresentato il Giappone alla 60esima Esposizione Internazionale d’Arte- Biennale di Venezia 2024 con la curatrice sudcoreana Sook-Kyung Lee con cui aveva già collaborato nella Biennale di 14th Gwangju sul tema “soft and weak like water” dove Lee era direttrice artistica.  La traduzione del termine giapponese Moré Moré in inglese è Leaky ovvero perdita d’acqua, e infatti Mohri ha realizzato – come in altre occasioni- una serie di sculture cinetiche processuali realizzate provocando perdite d'acqua in vari punti e in vari oggetti e cercando di tamponarle. Il delicato equilibrio degli oggetti sospesi e dei tubi che trasportano l'acqua crea una composizione non solo visiva, ma anche sonora. Lei stessa in un’intervista dice di avere tratto ispirazione da come, nei corridoi delle metropolitane, spesso le perdite di gocce d’acqua vengono raccolte dai dipendenti in oggetti di fortuna, come piccoli recipienti di plastica, buste, oggetti quotidiani. Con un palese riferimento al ready made di Duchamp, Mohri ha cercato quindi direttamente a Venezia - e li ha portati lei stessa ai Giardini con un carrello per la spesa- oggetti quotidiani che ha trasformato e composto con un procedimento ironico e critico. 

Qui si possono vedere diverse immagini della mostra, mentre qui una interessante conversazione dello studioso Terence Trouillot con l’artista e con la curatrice del padiglione Sud Coreano Koo Jeong A (intitolato Odorama ) pubblicata sul sito della celebre magazine Frieze che fornisce alcune preziose informazioni sull’altra opera di Yuko Mohri che si trovava all’interno del padiglione, Com-pose. Qui, sopra ai ripiani di diversi mobiletti e altri oggetti di arredamento, stavano frutti maturi o in decomposizione. Ciascuno conteneva un sensore che capta il variare della composizione chimica del frutto, lo trasformava in segnale elettrico attraverso una scheda Arduino che lo traduce in composizioni sonore di suoni e luci. (per poi farne compost per il parco dei Giardini in cui si tiene la stessa Biennale. Si legga qui un articolo di Artext su Compost alla Biennale di Venezia.

Un'opera su cui sarebbe interssante fare un ulteriore approfondimento è “I/O” (2011-2023).

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