mercoledì 17 marzo 2021

12.a. ARTICOLAZIONI INFINITE - DISTANZE FINITE : LUCY E JORGE ORTA

Lucy e Jorge Orta con le loro opere indagano il corpo e le sue articolazioni nel corpo, tra corpo e corpo e tra corpo e spazio. 
Questo il loro sito: https://www.studio-orta.com/ 
Refuge Wear è il primo progetto con cui Lucy Orta ha creato, partendo dai suoi disegni, (si era formata come disegnatrice di moda a Parigi) modelli di abiti - abitativi che fanno riflettere sulla figura del rifugiato, di chi non ha casa, di chi ha bisogno di stoffe con cui coprirsi e proteggersi. Mano a mano si è occupata non solo della forma, anche della tipologia delle stoffe con cui ha realizzato i suoi modelli. 
Refuge Wear- Habitent 1992
Refuge Wear – Habitent (1992) è una tenda realizzata con materiale tecnologico che in pochi secondi si trasforma in una mantella impermeabile che permette la sopravvivenza, anche in senso metaforico. É stata concepita a due anni dall’inizio della Guerra del Golfo: l’arte si occupa degli ultimi della terra, i dimenticati, le persone che vediamo in fila fuggire da paesi in guerra, che hanno bisogno di abiti che li riparino e li confortino, nei quali poter portare piccole cose con sé. 
Refuge Wear Intervention, London 1998
1996 Refuge Wear - Sacco a pelo di sopravvivenza con zaino trasformabile. Intorno ha  una armatura di alluminio telescopica  che circonda il tessuto per eliminare gli effetti di claustrofobia sul torace.    Spesso questi sacchi si trasfomano in zaini o si prolunano in appendici per le .in barccai o teste   tasche che funzionali o che contengono oggetti simbolici 

Nel 1994, come lei stessa scrive nel suo (molto interessante) libro scritto per la London University of Arts, ha incontrato il filosofo Paul Virilio, che gli ha spalancato lo sguardo sulla necessità di stimolare un dialogo e  una interazione collettiva. Da questa influenza della poetica di Virilio  sono nate le 
Body Architecture (1994-99), con cui le opere abiti-abitativi che prima aveva realizzato come strutture individuali diventavano strutture condivise, con diverse appendici e sfaccettature, che aprono gli individui alla connessione: 
Body Architecture x4 (1994), poi x10  etc.  
Body Architecture Soweto  (1997), in cui la superficie esterna delle tende era coperta di abiti di seconda man, acquistato nei mercati di Soweto in Sudafrica nel corso di una ricerca per la seconda Biennale di Johannesburg.   
 

Connector Body Architecture  project (2001-6) Un’opera in progress, ma  anche il soggetto di diversi workshop che espandono la metafora dell’interazione comunitaria, una connessione potenzialmente infinita, in cui i sacchi a pelo sono anche giacche a vento e, in alcuni casi, erano realizzati con materiali sostenibili, con testi stampati in serigrafia, e con pannelli solorai integrati  per la ricarica dei cellulari : Connector Mobile Villages (I, II etc, in città diverse)Si veda per esempio il Cholet Connector, con un’estensione di gesti delle braccia. 

Nexus Architecture (1994-2002) è un progetto   in cui un numero variabile di persone (da 50 a 100 e più) indossa tute collegate tra loro, creando strutture modulari e collettive che esprimono il concetto di distanza e al tempo stesso di legame sociale. I partecipanti, completamente coperti da tute che impediscono di riconoscerne il sesso e il colore,  sono collegati gli uni agli altri da specie di cordoni ombelicali, viscerali, staccabili, incernierati.  L’artista ha allestito questa opera a La Paz a Città del Messico, a Sydney a Johannesburg, Venezia (Biennale ’95)  Kobe, New York, Londra, Parigi. Dice l’artista stessa: “Nexus means link or bond and the symbolic content is more important than functional.” Nei luoghi in cui viene allestita, talvolta la  scultura diventa una performance, che viene filmata e fotografata. 
Nata nel 1966 in Gran Bretagna, Lucy Orta vive e Lavora a Parigi, dove dal 1991 collabora con il marito Jorge Orta, artista e architetto argentino. Insieme hanno fondato nel 2000 lo “Studio Orta” Les Moulins, a Boissy le Chatel, splendido nella campagna vicino a Parigi che si presata alla creazione e presentazione delle loro opere, un labortairo culturale che ospita studi da rtsita, laboratori, resdeinxze e operfromener 
Lucy Orta insegna Arte e Moda per l’Ambiente ed è co-fondatrice del Master in Design Industriale “Man and Humanity” all’Accademia di Eindhoven, il primo programma per stimolare nel designer il senso di responsabilità sociale e sostenibilità. 
Lucy e Jorge Orta lavorano sul potere comunicativo che gli abiti, nella nostra società contemporanea, sono in grado di trasferire al corpo: non solo vestiti, ma mezzi per vivere e sopravvivere ed abitare, proteggere. Prendendo spunto dai modi di utilizzare i tessuti in momenti di emergenza, hanno realizzato opere che trasformano l’abito e il corpo in qualcosa di altro. 
Per approfondire, si può leggere l’intervista su Undo.net 
oppure questo pdf con testo dell’artista . 
QUI si può scaricare gratuitamente il testo Operational Esthetics di Lucy Orta 

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