venerdì 3 giugno 2016

TORSI E TORSIONI

Giovanni Anselmo, Torsione, 1968 
IL PASSATEMPO PREFERITO DI MAN RAY 

Man Ray, Le Violon d'Ingres, 1924
 Ingres, La bagnante di Valpinçon, 1808
Nel 1924 Man Ray fotografa la sua modella Kiki de Montparnasse, con dipinta una doppia chiave di violino sulla schiena e con un turbante in testa. Il titolo è un gioco di parole: per il pittore Ingres suonare il violino era il passatempo preferito, ragione per la quale in Francia si usa definire un passatempo il Violon d'Ingres.   La schiena della modella, trasformata in violino, diventa ironicamente metonimia dell'intero corpo della donna Kiki che è il "passatempo preferito" dell'artista Man Ray.
FABIO MAURI SCRIVEVA LE STORIE E LA STORIA SUL PETTO 
INTELLETTUALE, 1975, performance  
Nel 1975 Fabio Mauri, in occasione dell'apertura del Museo di Arte Contemporanea di Bologna, fece proiettare, all'esterno del museo, sulle scale,  il film Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini (che sarebbe stato ucciso pochi mesi dopo, nello stesso anno) sulla camicia bianca indossata dal regista, seduto su una sedia. 15 foto di Antonio Masotti documentarono l'evento.
Scriveva Alberto Boatto: "Il film (l’opera) risulta proiettata sul corpo del regista: fa da schermo il torace fasciato dalla camicia bianca. Il torace assume così il valore di specchio, di radiografia della propria soggettività intellettuale, di coscienza”. Il volume troppo alto del sonoro e lo schermo ridotto provocarono disorientamento sul pubblico e sul regista stesso, che durante l'azione assunse un'aria sofferente. Infatti non vedeva il film, ma "sentiva " su di sé ombre e luci in movimento.
Pasolini e Mauri erano amici  di lunga data, avendo fondato insieme nel 1942 a Bologna la rivista "Il Setaccio",  mentre Mauri era stato anche attore nella Medea di Pasolini,  interpretando il Re Pelia. Scriveva Fabio Mauri "Attraverso quel rito intendevo richiamare ad una evidenza: che le forme espressive non erano che significati ‘reali’, nel senso di implicite a l’universo ‘morale’ dell’uomo. Il termine ‘intellettuale’ comprendeva, per me, tale dato.
È un assioma non così elementare come sembra, per gli interlocutori delle varie scuole ‘concettuali’ del tempo. Intendevo ricreare un legame ‘fisico’ tra poesia e mondo fuori della tautologia concettuale, che di fatto lo escludeva, richiamando, pur con diversi mezzi e da provenienze non ‘realiste’, il concetto indispensabile di realtà, che in Pier Paolo Pasolini era stato sempre instancabilmente centrale, mai trasgredito."  Dal sito 
http://www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it/molteniblog/fabio-mauri-intellettuale-1985-e-vangelo-secondo-matteo-disu-pier-paolo-pasolini/

BRUCE NAUMAN

BOUND TO FAIL 
fa parte della serie ELEVEN COLOR PHOTOGRAPHS, pubblicate nel 1970 da Leo CastelliGallery di New York, realizzate nel  1966/7. Da questa foto, Nauman trae poi un'opera  plastica.

TORSIONI ELLENISTICHE 

DISCOBOLO
Scultura in marmo del 455a.C. , autore Mirone, copia Lancellotti, cm.124 al Museo Palazzo Massimo di Roma

ERCOLE FARNESE
Scultura ellenistica in marmo, copia di originale in bronzo, III sec d.C., altezza cm 332, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli

 LA QUESTIONE DELLA BELLEZZA E BRUTTEZZA DEI TORSI DI COPLANS

JOHN COPLANS (Londra 1920-New York 2003) artista, fotografo, scrittore, curatore e direttore della Art Gallery of the University of California a Irvine, Direttore  del Pasadena Art Museum, e del Akron Art Museum in Ohio, e fu  tra i fondatori di Art Forum. Negli anni 80, a circa sessant'anni, si è fotografato con Polaroid, lavorando   prima da solo e poi con l'aiuto di un assistente, il prorpio corpo nudo, sempre senza la faccia, rendendo impossibile distinguerne l'ìdentità: dalla punta dei piedi, fino alle unghie delle mani.  “I don’t know how it happens, but when I pose for one of these photographs, I become immersed in the past...I am somewhere else, another person, or a woman in another life. At times, I’m in my youth.”  Coplans, John (2002). A Body. New York: powerHouse Books. p. 166. 
Coplans usava una Polaroid con cui poteva immediatamente controllare i risultati e, successivamente,  anche una videocamera per controllare le sue pose come con uno specchio. 

Nelle sue foto il suo corpo è vecchio, lotta contro il taboo dell'età. “I have the feeling that I’m alive, I have a body. I’m seventy years old, and generally the bodies of seventy-year old men look somewhat like my body. Its a neglected subject matter...So, I’m using my body and saying, even though its a seventy year old body, I can make it interesting. This keeps me alive and gives me vitality. Its a kind of process of energizing myself by my belief that the classical tradition of art that we’ve inhereted from the Greeks is a load of bullshit.” Berlind, Robert (Spring 1994). "John Coplans". Art Journal: 33–34.

LE GEOGRAFIE CORPORALI DEI BUSTI DI ELLEN ALTFEST

Ellen Altfest, pittrice realista americana ( New York, 1970) , dipinge con un'ossessiva precisione I dettagli del corpo umano, smaterializzandoli attraverso la creazione di inquadrature frammentarie e attraverso una pittura che sembra microscopicamente concentrata sui dettagli.

LA QUESTIONE DELLA BELLEZZA A BRUTTEZZA DEL TORSO PER MELANIE MANCHOT
Vedi il sito dell'artista http://www.melaniemanchot.net/ 
Shave, video installazione di 75 minuti, a 2 canali 
https://www.youtube.com/watch?v=01vtY5lRFlg
Prima alla  Biennale di Venezia, poi alla Gallerie-m a Bochum, in Germania, poi  al Kassel Film festival this year del 2007.  
La camera gira lentamente intorno a un uomo nudo che si sta facendo fare la barba da un barbiere: questa l'immagine, ingigantita, viene  proiettata su un muro, mentre in un piccolo monitor a parte si vede una ciotola nella quale il rasoio viene continuamente sciacquato. Il monitor diventa la ciotola.





Melanie Manchot , Mother, 1997
Qui la Manchot ( fotografa e artista tedesca che vive a  Londra, nata nel 1961) compie uno studio sui canoni della bellezza femminile, prendendo come oggetto il torso di sua madre seminuda . Intervista a Hester Lacey dell'Indipendent , 21 sttembre 1997: "There have been hundreds of years of paintings that have defined female beauty, but the modern media have taken a certain, overblown and static way of defining it, which is very restrictive - women who are very tall, very young, very thin. It's an impossible image, and quite dangerous. It puts pressure on women of all ages, and men, too, to follow that particular image. I wanted to find another way of looking at beauty." is her mother a beautiful woman? "To me, yes. Very much so. Her beauty to me is also an expression of her strength, life and experience. And when you work with someone so long, you get to know every inch of their body and face and find them even more beautiful."

LE TORSIONI  DI VENERE 

VENERE DI MILO
scultura ellenistica  in marmo di paro del 130 a.C., trovata nel 1820 a Milo; Louvre, Parigi
VENERE de' MEDICI
 scultura ellenistica in marmo,di Cleomene di Apollodoro, fine del I sec a.C; Uffizi, Firenze

VENERE CAPITOLINA
copia romana da originale greco del II secolo a.C. , Musei capitolini, Roma 

VENERE CNIDIA
copia romana della famiglia"Colonna", da Prassitele, da originale marmoreo del 360 a. C.;  Musei Vaticani, Roma

SOLO TORSI DELLE VENERI
Cnidia

Capitolina

Medici

Milo

SIGALIT LANDAU 
(1969, Israele; vive e lavora a Tel Aviv).
Barbet Hula, (Hula Hoop spinato) 2000
Video girato sulla spiaggia di Tel Aviv, dove lei stessa cui "gioca" con un hula hoop realizzato con filo spinato. Il torso della performer diventa un luogo sul quale si incide il filo spinato, oggetto metonimico dell''appropriazione di un territorio, che protegge tanto quanto ferisce.
Dal sito della Strozzina che ha ospitato nel 2005  le opere di Sigalit Landau, dice la performer:  «Un confine è soprattutto e in primo luogo una parola che può essere utilizzata secondo diverse accezioni, in riferimento alla soglia del dolore, al confine dell’essenza, al limite di un disastro, al discrimine tra sanità e pazzia. (…) In un certo senso, i confini sono la pelle dei luoghi e anche una sorta di scorza per la maggior parte delle idee. I confini sono le nostre definizioni. E sono troppo sottili. Non c’è niente da controllare, perché non vediamo mai l’altro lato del confine correttamente» (Sigalit Landau).

IL TORSO COSTRETTO DI  FRIDA 

FRIDA KAHLO (Coyoacàn 1907-Coyoacàn 1954)
Pittrice realista, così si definiva lei stessa: dopo l'evento terribile accadutole a 18 anni in un bus, dove la sua colonna si spezzò in tre parti, dovette subire innumerevoli operazione chirurgiche e fu costretta a stare con un busto ingessato per tutta la vita, seduta o a letto (i suoi genitori le fecero costruire un letto a baldacchino con uno specchio).  Nei suoi dipinti ritrasse continuamente sé stessa e il suo corpo. Si può vedere qui un video con alcuni frammenti della vista dell'artista: https://www.youtube.com/watch?v=ou0EOcpdJm4
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