lunedì 26 febbraio 2024

IL CORPO SI MUOVE LENTO PER BOB WILSON

Einstein on the Beach, 1976

Bob Wilson, è un artista visivo ma soprattutto un uomo di teatro che ha lavorato sul gesto e sul tempo. Formatosi nei gruppi delle avanguardie delle arti visive degli anni ’60 negli ambienti del post surrealismo e del movimento visionario- mistico del tempo, è stato influenzato dal simbolismo francese, ma il suo background, da autodidatta, è da rintracciarsi nella sua formazione come pittore e come terapeuta con bambini celebrolesi. Questo suo lavoro di terapeuta comprendeva giochi fatti scientemente in slowmotion, finalizzati a risvegliare la sensibilità alla sensazione dell’immediato nel bambino. Lui stesso ha dichiarato di essere stato influenzato nella sua formazione una serie di film in slow motion realizzati da uno psichiatra, il dottor Stern, in cui i movimenti infinitesimali del corpo di un infante e di sua madre rivelavano il linguaggio estremamente complesso e drammatico della coppia madre-figlio. Nel 1968, con il ragazzo afroamericano sordomuto Raymond Andrews che aveva precedentemete adottato all'inizio degli anni Settanta, con l'adolescente autistico Christopher Knowles nato nel 1959 a New York, e con altri disabili incontrati per strada o negli ospedali pubblici di Harlem, fondò la compagnia indipendente Byrd Hoffmann School of Birds, attiva fino al 1975, a cui partecipò gente di qualsiasi età, razza, con diverse professioni di background.  La compagnia era  intitolata a Miss Hoffman, l’insegnante di danza che aveva aiutato lui stesso a superare l’handicap della balbuzie quando era ragazzo.  Attraverso la Bird Hoffman, Bob Wilson diventò consapevole del potenziale di determinati gesti e movimenti e come essi possono mostrare una energia creativa.  Theater of vision, così ha definito Stephan Brecht quello di Wilson, un teatro non verbale che non necessita di traduzione, in grado di comunicare con platee che non conoscono l'inglese e che non hanno bisogno di comunicare con il linguaggio parlato. 

Einstein on the Beach, 1976
Einstein on the beach (la Biennale di Venezia, 1976)

Nei suoi laboratori, tutto il lavoro era diretto a scoprire e riscoprire il proprio "vocabolario del movimento" corporeo.  Sebbene non avesse alle sue spalle alcun percorso di formazione, sia come danzatore che come terapista, Wilson aveva una straordinaria capacità di creare contatto con la persone, abbassare le loro difese, di creare una atmosfera di gruppo libera da tensioni o competizioni. In un’intervista flash di cui consigliamo la lettura, https://www.gbopera.it/2013/02/tre-domande-arobert-wilson/Wilson dice: “Ho imparato molto dal mio lavoro con persone con un handicap – in particolare bambini che sono meno condizionati dalle convenzioni sociali. La loro diversità li porta a trovare altre forme di comunicazione e di espressione, in molti casi non verbali. Nello spettacolo che mi ha fatto conoscere in Europa, Deafman Glance al centro scena c’era Raymond un orfano sordomuto, che avevo adottato per evitare che finisse in riformatorio. Per entrare in comunicazione con lui ho dovuto adattare il mio modo di esprimermi e ho portato questo in scena. è stato un successo enorme. Un’altra collaborazione fondamentale nella mia carriera è stata quella con Christopher Knowles, un ragazzo autistico la cui sensibilità è straordinariamente vicina alla mia. Lui ha collaborato ad alcuni dei miei spettacoli più importanti, come ad esempio, Einstein on the Beach”. 

The Life and Death of Marina Abramovic, film 2010

 Una caratteristica dei suoi spettacoli era (ora non più) la lunghezza: nel 1973 The life and time of Joseph Stalin (compendio di King of Spain, The Life and Time of Sigmund Freud e Deafman Glance), era uno spettacolo di 12 ore, il cui soggetto era il fluire, un flusso lirico di mistica chiarezza. Il progetto più importante dopo Stalin fu, nel 1976, Einstein on the Beach, rappresentato prima ad Avignon e poi al Metropolitan Opera a Novembre. Le novità di questo spettacolo passato alla storia consistevano per prima cosa in un approccio diverso, dal punto di vista organizzativo, con un cast di 26 persone scelte rigorosamente con casting e con audizioni. Inoltre qui collaborava in parità con Philip Glass: (prima aveva già collaborato con musicisti per preparare montaggi di sottofondo dei suoi lavori, per esempio in Stalin c’era un loop ripetuto di un frammento del "Pie Jesus" del Requiem di Fauré elaborato da Igor Dejem). Einstein on the Beach è definito dal suo stesso autore Opera, ma non un'opera nel senso classico di cantanti che cantano sulla scena: i cantanti stavano infatti spesso nella buca, vocalizzando numeri o solfeggiando sillabe. Un metodo che Wilson ha coniato per sviluppare il suo  lavoro può essre paragonato al processo di montaggio di un film: "Frames of thought, personal experiences , previous images, time, space, and coloror suspended in his memory provide the basic elements. Cutting and splicing, a work emerges as the collected images are collated and a structure begins to take shape through the ordering of those images". 

Robert Downey Jr, dal dipinto di Rembrandt “Lezione di Anatomia del dottor Tulp” (1632)

Presenta gli oggetti e le relazioni tra le loro immagini come fatti, come accadimenti. E lui ce ne mostra, con un tempo adeguato per percepirli, i dettagli. Usa oggetti e forme banali, come pali del telefono,  sedie, alberi,  a cui dà sostanza perché li fa riapparire con un contenuto alterato: cosa significa sedersi su una sedia? Nei suoi video le immagini , anche le più semplici, come dettagli di foto prese al mercato delle pulci, vengono montate secondo giustapposizione, coincidenza e reiterazione. Philip Glass: Einstein on the beach, Concerto del Collegium Vocale Gent, con letture di Suzanne Vega al Romaeuropa Festival, 2022.

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