Nella sua opera All the Memory of the world ( we can remember for you), Julieta Aranda considera i modi in cui persone diverse hanno ricordi diversi di uno stesso evento, quindi come la memoria venga articolata come un diverso racconto del passato e dunque riconfigurata mediante l’immaginazione. Ispirato al film di Alain Resnais del 1956, Toute la mémoire du monde, (documentario del 1956 sulla Biblioteca Natìzionale di Francia a Parigi, si può approfondire qui con un saggio di Steven Ungar) il progetto prevedeva la proiezione del film di Resnais e si evolveva in stratificazioni su una parete del Museo che si sviluppavano nell’arco di tre mesi.
Si può ascoltare qui una registrazione di un relazione dell'artista sulla sua opera fatta al New Musem di NY.
In questa installazione la Aranda realizza una composizione di ricordi personali, falsi ricordi, processi di memoria storica, memoria istituzionale, amnesia, cancellazione e chiaroveggenza come memoria del futuro: il ricordo è una operazione di "riscrittura" che attribuisce un senso a posteriori agli eventi. Il suo modello di memoria smonta ogni concezione lineare e causale della storia individuale. Il passato diventa una forma aperta, riscrivibile.
“Ricordo come si guida una macchina, anche se non la guidavo da anni. Ricordo la data della rivoluzione francese. Ricordo la prima volta che vidi l'oceano da bambino, ricordo il mio primo gatto, ricordo l'odore del seminterrato di mia nonna, ricordo le leggi della gravitazione di Newton, ieri sera ho dimenticato le chiavi in un taxi.
L'operazione di ricordare dà senso alle tracce: il nostro sguardo istituisce nuovi racconti, nuove storie possibili di uno stesso evento: il ricordare inventa e reinventa il ricordo originario
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