A quanto pare si. In un suo testo pubblicato nel libro Art biotech, (testo in catalogo della mostra a cura di Jens Hauser, L’Art biotech, svoltasi presso Le lieu Unique a Nantes nel 2003, pubblicato in edizione italiana aggiornata cura di Pierluigi Capucci e Franco Torriani per CLUEB, 2017), Jens Hauser definiva il corpo degli esseri viventi come un campo di battaglia per le discussioni biopolitiche. Nella mostra si raccoglievano opere che non avevano messo a tema le biotecnologie, ma che le utilizzavano piuttosto come strumenti della loro pratica artistica, facendo pensare al lavoro degli artisti delle prima e della seconda avanguardia.
Nel 2021 Jend Hauser si spinge più avanti ed esplora in un breve ma denso testo la Microperformatività che accompagna un festival da lui curato, convinto che arte e studi umanistici debbano confrontarsi con un pensiero che travalichi l’Umanesimo, che lui, insieme con Richard Schekner - il teorico americano della Performance - considera come una ideologia ad alto quoziente energetico ed estremamente arrogante, antropocentrica, espansionista.
Attraversando il concetto di microperformatività Hauser individua alcune pratiche e teorie artistiche su cui si focalizza, in cui prevale, simmetricamente rispetto a una tendenza verso la destabilizzazione della scala umana (sia spaziale che temporale) un orientamento verso agenti e corpi non umani .
TAGNY DUFF
Artista interdisciplinare canadese che ha lavorato in Australia, fondatrice di Fluxmedia, si occupa di forme di vita microscopiche e molecolari, lavorato con i virus - non sui viruscome tematica. Esplorando il virus in quanto entità biologica, molecolare, culturale e digitale, si rende conto che quetso è spesso considerato come un intruso da combattere e d eliminare. Tuttavia, il contagio virale può svolgere un ruolo importante nello sviluppo evolutivo dei corpi: recenti studi di paleogenomica hanno infatti scoperto fossili virali endogeni in corpi (umani, animali e vegetali) che risalgono a milioni di anni fa.
Ci sono relazioni simbiotiche tra il virus e il corpo dell'ospite? Per rispondere a questa domanda, l'artista documenta visivamente e testualmente la sua ricerca condotta con i retrovirus nel laboratorio scientifico e costruisce una serie di prototipi artistici per una futura installazione performativa interattiva con cui i visitatori saranno invitati a interagire. I corpi umani necessitano di virus per evolversi come specie, così come i virus necessitano di incubatrici umane per prosperare. Insieme ad altre forme microbiche, queste entità non umane obbligano a un ripensamento dello status di vivacità a scale percepibili ma anche impercettibili per l'uomo. Per capire meglio come i virus si muovono nelle cellule e generano un'interrelazione con gli esseri umani, l'artista ha dovuto coltivare e trasfettare le cellule in vitro in un laboratorio scientifico, dovendo necessariamente imparare a lavorare con molta accuratezza per non essere infettata (è possibile congelando a -80 gradi). Così scrive lei stessa: «Lavorare in laboratorio Lavorare con virus, cellule e tessuti introduce una serie di percezioni sensoriali e viscerali: il calore, l'umidità, la pressione, il tatto e i suoni diventano determinanti per la crescita delle cellule e per le condizioni di trasduzione delle pareti cellulari da parte dei virus. Il modo in cui tengo la pipetta e distribuisco il terreno di coltura per alimentare le cellule ha un impatto sulla loro struttura cellulare. Una quantità eccessiva o insufficiente di terreno potrebbe causare la morte delle cellule. Inoltre, le cellule non assorbiranno i vettori virali con la stessa rapidità se l'incubatore non è impostato a temperatura corporea. Anche alcune frequenze e vibrazioni dovute alle voci umane e al movimento nel laboratorio possono inibire o generare la crescita. Come artista che lavora in queste condizioni, mi preoccupo costantemente di mantenere le condizioni ambientali e di sicurezza necessarie per la cura dei campioni».
Cryobook Archives https://bridge.art.msu.edu/video/ Quattro sculture sono esposte dentro un'unità di congelamento portatile trasformata in una teca, un specie di biblioteca mobile in miniatura. Le sculture sono quattro libri fatti a mano con tessuti umani e animali ex-impiantati, cellule HaCat e un virus biologico sintetico (Lentivirus). Per realizzarli l’artista ha utilizzato tecniche di ingegneria delle colture tissutali, come la trasfezione e le procedure di colorazione immunoistochimica, insieme alle tradizionali tecniche di rilegatura dei libri.
alcuni links utili: https://www.concordia.ca/faculty/tagny-duff.html
Hauser si sofferma sulle pratiche di questo artista performer danzatore e coreografo svizzero che esplora, mediante gesti minimi o impercettibili che rasentano l'immobilità, il rapporto del suo corpo con “performer” non umani. Le sue sono performance che si svolgono in perfetto silenzio e profonda concentrazione.
Blanc (2015) è una performance in cui l'artista, vestito di bianco chiede ai visitatori della sua mostra di srispondere a una sua domanda che rigiarda la morte
Bain brisé (2010)è un'altra performance in cui resta per un'ora circa in una vasca da bagno piena di vetri rotti, con un braccio che fuoriesce con un pugno, per poi uscirne molto lentamente. https://www.yannmarussich.ch/perfos.php?p=28
Autoportrait dan un fourmilière (Autoritratto in un formicaio ) (2003). Anche in questo caso Marussich si interroga con gli spettatori sulla morte giacendo immobile, stavolta, per 5 ore in una teca di vetro dove ha sede un formicaio. Su ogni lato, lo spettatore ha a disposizione delle cuffie che riproducono tre fonti sonore distinte. Sempre ai lati, quattro schermi mostrano primi piani del corpo dell'artista e delle formiche, ripresi in diretta da quattro telecamere.
KLAUSS SPIESS/ LUCIE STRECKER
Klauss Spiess, austricao con una formazione come endocrinologo, psicosomatico e antropologo medico, lavora come professore associato nel campo dell'arte e della scienza presso l'Università di Medicina di Vienna, in Austria e collabora con Lucie Strecker, tedesca, artista e ricercatrice nei campi della performance art e dell'arte ibrida. Insieme sviluppano performance/installazioni transdisciplinari sul tema della biopolitica.
Microbial Keywording ( 2020) https://vimeo.com/379866513
Esplorano un linguaggio ibrido che elabora non solo simboli formali, ma interagisce anche con i microbi che proliferano della bocca. Nelle loro performance raccolgono i microbi orali del pubblico, dopodi che, utilizzando uno spettrogramma vocale, i fonemi pronunciati ripetutamente azionano pompe che aggiungono feromoni ai microbi per un certo periodo di tempo. Lavorano quindi alla produzione di un "linguaggio microbico", in cui microbi e linguaggio si proteggono a vicenda, come categoria. Al centro del loro lavoro è un parallelismo tra significati semantici, fonetici ed ecologici. Osservando la diminuzione simultanea della differenza rispettivamente tra le diverse lingue e i diversi microbiomi, cercano le assonanze tra biologia e linguaggio. https://isea-archives.siggraph.org/art-events/microbial-keywording-by-klaus-spiess-lucie-strecker/
Si veda l'articolo pubblicato nel sito di Ars Electronica
THE PERFORMATIVE BIOFACT (2020)
JULIA BOROVAYA
L'artista moscovita è affascinata dalle sostanze e dalle loro qualità chimiche e fisiche. Le sue opere fondono la tecnologia con le molecole e aggiungono un nuovo livello a ciò che conosciamo dell'arte ibrida. Con Edward Rakhmanov, Borovaya ha co-fondato al Dipartimento di Chimica dell'Università di Mosca il SAVE lab, una piattaforma collaborativa per lo studio della chimica, biologia e fisica in una prospettiva artistica
CRISTAL (2020) è un'opera performativa in cui utilizzano il CH3COONa, acetato di sodio, è il sale di sodio dell'acido acetico. Quando un cristallo "seme" entra in una soluzione supersatura raffreddata, oppure quando si verifica un movimento o una semplice variazione, si ha un fenomeno di cristallizzazione. Si verifica un'interazione diretta tra il corpo umano e la sostanza chimica. La soluzione sovrasatura viene versata in una vasca di vetro (180X70X70cm). Poi un performer dotato di un tubo di respirazione si immerge nella vasca. A un certo punto inizia la cristallizzazione provocata dal performer. In circa 20-30 minuti il corpo è completamente ricoperto di cristalli e un osservatore lo perde di vista. Nella fase finale l'esecutore viene liberato. In seguito, i cristalli vengono sciolti per molto tempo, finché la soluzione non torna trasparente. Il performer ha il compito principale di monitorare la sostanza e di interagire in qualche misura con il liquido e il solido cristallino. Quando l'esecutore si immerge, si trova virtualmente in uno stato antigravitazionale, drammaticamente diverso dallo stato liquido e gassoso della materia. Il progetto esplora l'incontro diretto tra un essere umano e una determinata sostanza chimica o fisica, al fine di dimostrare le loro qualità in relazione sostanza chimica o fisica, al fine di dimostrare le loro qualità in relazione l'una all'altra.